Massimo Menichinelli, designer, è uno dei massimi esperti europei nel mondo dei Maker e dei FabLab, che ha contribuito a progettare e sviluppare a Helsinki, Trento, Lugano, Milano. Lavora dal 2005 su progetti aperti e collaborativi e sui sistemi informatici che li rendono possibili, mettendo la nuova realtà del co-design e della manifattura digitale al servizio di organizzazioni, città e comunità locali. Adesso è impegnato come Project Manager presso IAAC | Fab Lab Barcelona.

Per chi vuole conoscere il mondo dei Maker italiani è fondamentale la lettura del suo volume “Fab Lab e Maker. Laboratori, progettisti, comunità e imprese in Italia” edito da Quodlibet Studio, dove per la prima volta viene illustrato il caso italiano, partendo dalla definizione di Fabbricazione Digitale e di Fab Lab, con la loro storia passata e le prospettive future di un nuovo orizzonte economico e scientifico. Il mondo digitale, infatti, sta trasformando progressivamente vari settori economici, in particolare attraverso le nuove tecnologie manifatturiere, grazie alle quali la Fabbricazione Digitale (o Digital Fabrication) è ora una realtà concreta, fatta di fresature di precisione, taglio laser e stampa 3D. I Fab Lab e il mondo Maker operano in un contesto di tecnologia avanzata resa finalmente accessibile, di progettazione collaborativa e democratizzata, di manifattura rivoluzionata e riorganizzata da una ricerca continua e aperta, e hanno tutte le carte in regola per espandere tale democratizzazione all’intera sfera sociale e produttiva, soprattutto in Italia, paese di storica tradizione manufatturiera.

Del libro è stato pubblicato un abstract sul web magazine dell’associazione per la trasformazione culturale cheFare. Si parte dalla mappatura del gruppo Maker in Italia nato su Facebook a gennaio 2013 dall’unione di gruppi pre-esistenti legati al mondo delle startup digitali tendenzialmente operanti tra Milano (ricerca universitaria e attorno al service Vectorealism), Torino (FabLab e Arduino nello spazio ToolBox) e Roma , dove in autunno dello stesso anno ebbe luogo la prima edizione della Maker Faire europea. Altra pietra miliare nella storia del movimento Maker italiano è stata la nascita a febbraio 2014 a Torino della Fondazione Make in Italy CdB ispirata alla Fab Foundation, suggerita un anno prima da Neil Gershenfeld, direttore del Center for Bits and Atoms del MIT (Massachusetts Institute of Technology), qualche mese dopo la nascita dell’omonima associazione avvenuta a Milano. Massimo Menichinelli è stato testimone della collaborazione tra Associazione e Fondazione per promuovere non solo i Fab Lab ma tutti i laboratori di making e tutti i maker italiani: dal «Made in Italy» al «Make in Italy», per sviluppare un nuovo tipo di manifattura e artigianato che mantenga un forte legame con la tradizione.

Oltre agli incontri tra singoli FabLab, il primo avvenuto informalmente alla Mostra Internazionale di Firenze nel 2013, in Italia sono nate alcune tra le prime reti regionali di Fab Lab al mondo, tra cui la Rete Mak-eR in Emilia Romagna con 18 laboratori di making, digital fabrication e manifattura avanzata regionali per attività sia digitali che analogiche e l’associazione Fab Lab Toscana, nata nel 2015 per costituire un laboratorio unico con quattro sedi distribuite nella regione, tutte con lo stesso modello di business e organizzazione. E’ in corso una sperimentazione tra più soluzioni per capire quale possa essere il modo ottimale di gestire reti distribuite, se per connessione di identità diverse e separate (organizzazione) o per integrazione di entità diverse in una sola identità (brand). Tra le altre iniziative la Regione Veneto attraverso la propria Agenda digitale ha finanziato con 2.000.000 euro una ventina di Fab Lab per costruire una rete regionale e BiC Lazio (ente partecipato dalla Regione per promuovere l’imprenditorialità) ha aperto all’interno dei propri spazi quattro laboratori coordinati sotto il nome di FabLab Lazio. Anche il Comune di Milano ha lanciato misure di supporto a Fab Lab e Makerspace, senza promuovere, per adesso, la costruzione di una rete cittadina.

Come rendere sostenibili e trasparenti i Fab Lab, impegnati alla costruzione della loro attività e al reperimento di risorse economiche e umane? Quando saranno colmati i vuoti legislativi e fiscali relativi ai Fab Lab? Come organizzare i laboratori diffusi e distribuiti per dar loro un ruolo ‘politico’ nella progettazione e nella produzione a livello nazionale? E’ fondamentale che ricerca, pratica, comunità e organizzazioni si incontrino per poter affrontare le nuove sfide condotte in modo sparso dai Maker e dai Fab Lab sul territorio nazionale.

Fonti:

“La dimensione sociale dei Fab Lab in Italia” di Massimo Menichinelli per cheFare – qui il link

“Fab Lab e Maker. Laboratori, progettisti, comunità e imprese in Italia” di Massimo Menichinelli (Quodlibet) – qui il link

Immagine del Fab Lab del Muse presa dal blog MakeTank