“Questo è probabilmente uno dei primi casi di FabLab all’interno di un museo”: così Massimo Menichinelli – designer, esperto di open design e tra i ‘guru’ del movimento FabLab – ha sintetizzato l’elemento caratteristico (secondo noi) del nuovo MUSE, il Museo delle Scienze di Trento inaugurato il 27 luglio 2013. E proprio il FabLab del MUSE potrebbe – ha spiegato Menichinelli, che abbiamo incontrato durante l’inaugurazione – favorire lo sviluppo di tutta la comunità dei FabLab italiani.”

L’inaugurazione del MUSE di Trento è il coronamento di un progetto durato quasi dieci anni: il museo è stato “varato” dallo stesso Renzo Piano, che ha realizzato il progetto del complesso ispirando le sue linee ai panorami delle montagne circostanti e di tutto il Trentino. Ma l’esterno del museo racconta solo una parte della storia. Quella che ci interessa di più è legata alla presenza, tra le varie esposizioni e installazioni interattive del MUSE, del FabLab italiano più recente del momento, curato appunto da Massimo Menichinelli.

MUSE. Foto: Alessandro Gadotti / Archivio TrentoFutura

Menichinelli ha contribuito allo sviluppo della AALTO Media Factory di Helsinki, che ha fatto in un certo senso da prototipo per il nuovo FabLab di Trento. Un’attenzione particolare è stata dedicata alla dotazione tecnologica del FabLab: è importante che tutti i FabLab utilizzino dispositivi simili e la “lista della spesa” di riferimento è quella del MIT statunitense, dove i FabLab sono di fatto nati. Questo elenco ideale comprende ad esempio un laser cutter, un cutter per materiali plastici e una stampante 3D, ma – ha sottolineato Menichinelli – la dotazione del singolo FabLab può anche dipendere “dal luogo dove si trova, o dalle specifiche attività che si vogliono portare avanti.

Sulla scia della sua esperienza in Finlandia, Menichinelli ha introdotto nel FabLab del MUSE la stessa dotazione della AALTO Media Factory, per creare tra i due laboratori una connessione diretta e facilitare il supporto nella nuova realtà trentina. Gettare un ponte tra Trento ed Helsinki mette poi il FabLab del MUSE in contatto sin dall’inizio con gli altri FabLab europei. Come ha sottolineato Menichinelli, in ogni FabLab “si lavora in maniera indipendente e aperta ma si è comunque parte di una rete, c’è quindi un equilibrio continuo tra operare localmente e globalmente”.

Ci sono dunque molte similitudini tra FabLab MUSE e AALTO Media Factory, ma anche molte rilevanti differenze. Ad esempio, a differenza di altri FabLab gestiti da volontari o da personale part-time, FabLab MUSE può contare da subito su due risorse a tempo pieno. “Nessuno possiede tutte le competenze e ci sono troppo cose da fare. Una persona sola non può gestire tutto, direi [che ce ne vogliono] almeno due”, ha spiegato Menichinelli. “Inoltre bisogna cercare un certo equilibrio nei profili e nei background. Se c’è bisogno di qualcuno che sia più creativo o abbia un background in design, allora serve anche qualcuno che sia più esperto di informatica ed elettronica. È molto difficile trovare entrambe le cose [in una sola persona]”.

Foto: Claudia Corret / Archivio MUSE Museo delle Scienze

Un’altra importante differenza è nel luogo dove si trova il FabLab e nel pubblico a cui intende rivolgersi. La AALTO Media Factory si trova nella facoltà di arte, design e architettura di una università, mentre il FabLab MUSE è, come accennato, uno dei primi casi al mondo di FabLab creato in un museo e sicuramente il primo caso italiano. A differenza della realtà finlandese, poi, il nuovo FabLab di Trento sarà meno dedicato ai media e più alla formazione, ai workshop e alle attività con i bambini. Menichinelli stima che il 40% del lavoro svolto dal FabLab sarà costituito da attività formative, un altro 40% a creare oggetti per il museo stesso e il restante 20% alla collaborazione con le istituzioni esterne al museo.

Menichinelli è poi ottimista sul fatto che la “location” del FabLab Muse aiuterà tutta la comunità FabLab italiana, che ha trovato diverse difficoltà a crescere per la mancanza di supporto da parte delle istituzioni. “Questo potrebbe costituire – spiega – un buon esempio per le istituzioni, perché capiscano cosa possono ottenere sostenendo le comunità locali. Spero che sia uno stimolo ad andare in quella direzione”.

Post apparso sul blog MakeTank il 1 agosto 2013 e steso da Christina Craver, cresciuta negli Stati Uniti in Maryland a un passo di distanza dai migliori musei statunitensi per i quali ha sviluppato eterno amore. Dopo aver completato il suo Master in Politiche dell’Unione Europea a Firenze e un’esperienza al Parlamento Europeo, risiede ora a Trento dove si occupa di Digital Marketing e Marketing Automation in Real Web Italia dopo aver lavorato in Trento Rise (organizzatore del TEDxTrento).