Altre Forme di Cooperazione il workshop che si è svolto all’interno del festival “Altre forme di vita” in programma dal 6 all’8 ottobre ad Impact Hub Firenze.

Tra i diversi speaker e ricercatori, era presente Pietro Polsinelli, game designer, che ha condotto la discussione sul tema “Data e big data: quando la rete è un gioco per pochi“: Viviamo in un mondo in cui i dati e i big data costituiscono sempre di più un elemento centrale nella competitività dei modelli di impresa. Tuttavia spesso ignoriamo il modo in cui essi vengono estratti dalle interazioni fra persone per creare valore, che nei modelli della sharing economy e della platform economy è ad appannaggio di pochi grandi attori su scala globale. I modelli di Sharing Economy oltre ad avere iniziato a minare la protezione dei lavoratori, smantellandone i loro diritti e a costituire un attacco alla privacy, stanno diventando dei veri e propri monopoli, che spostano il piano della competizione su una scala inaccessibile ai più. Se quindi ‘occuparsi’ di dati diventa fondamentale nel panorama odierno, qual è la direzione che il movimento cooperativo può intraprendere? Quali le barriere e i rischi?

Alcuni degli spunti emersi dai tavoli
– Le cooperative possono rappresentare un modello alternativo all’uso dei dati, posto che si creino le condizioni legislative, di capacity-building e di sviluppo necessarie a far sì che questo avvenga in maniera diffusa. Le cooperative non possono mettere in campo la capacità di investimento delle grandi multinazionali ma possono far leva sul peso numerico e sulla qualità delle relazioni all’interno della propria base sociale.

  • – L’attuale mondo cooperativo vive un problema diffuso di ‘barriera tecnologica’, sia dal punto di vista di conoscenza delle potenzialità insite nelle tecnologie emergenti (in particolare, 4.0), sia dal punto di vista di connessioni stabili
    e strutturate con questo mondo. Le criticità non sono legate solo a come si strutturano i dati all’interno dei modelli di impresa, ma anche alla qualità delle soluzioni tecnologiche da poter mettere in campo e dall’User Experience attesa.

– Le dinamiche in corso sono uno stimolo senza precedenti di ripensare alla stessa forma e modello cooperativo nell’attuale contesto. Spesso, le cooperative hanno scarsa capacità e stimolo all’innovazione, conoscenza base dei nuovi linguaggi e difficoltà nel ricambio generazionale. Le cooperative, però, per la loro reale capacità di relazione, sono state uno stimolo fondamentale verso maggior democrazia intesa come consapevolezza tesa ad aumentare la qualità del sistema.

Il tema dei dati ha bisogno di essere portato all’attenzione di tutti, perché è un tema anche civico. I cittadini devono essere messi in grado di capirne le dinamiche sottostanti al tema, di impatto anche civico, dei dati e per potersene reimpossessare e/o deciderne l’utilizzo. Da questo punto di vista, le cooperative possono essere strumento di consapevolezza diffusa, nonché fornire un modello per una governance democratica dei dati.

Le cooperative potrebbero essere garanti di un uso socialmente utile dei dati, ad esempio i dati sanitari di una mutua usati in forma anonima potrebbero orientare le policy di welfare. La consapevolezza dei cittadini sull’uso dei dati resta un problema soprattutto a livello di regolamentazione, ma nel contempo è necessario interrogarci su quali sono le istituzioni educative e formative che oggi sono in grado di preparare ‘cittadini digitalmente consapevoli’.

– Il livello crescente di interdipendenza fra imprese all’interno di una filiera, deve spingerci sempre di più a lavorare su strategie di sviluppo sistemiche, in connessione con i diversi attori coinvolti. La regolamentazione è fondamentale per creare un ambiente abilitante e, specialmente nel caso dei servizi pubblici, con l’intervento dell’amministrazione, i dati generati devono diventare accessibile per permettere l’entrata in campo di diversi attori, evitando i monopoli.

– Nel consumo, l’uso cooperativo dei dati può andare a beneficio degli stessi soci consumatori. Resta però il fatto che il solo uso intelligente dei dati non è sufficiente, ma va inserito all’interno di una strategia di innalzamento della qualità dei servizi. I principi cooperativi possono rappresentare la ‘certificazione’ di un approccio ai dati basato su trasparenza ed etica.

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