Quando la stampa 3D incontra l’arte, si riaffaccia il tema del ruolo della riproduzione nell’arte e del ruolo dell’arte nell’era della “riproduzione meccanica”, come fu definita nel 1936 nel saggio (L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica) di Walter Benjamin. La Pop Art e il Dadaismo sono due movimenti di arte moderna che hanno avuto un ruolo rilevante nell’affermare il concetto che l’arte ha valore anche se è un multiplo che sta evolvendo nell’uso sperimentale della stampa 3D da parte di alcuni artisti contemporanei.

Rob Myers, che si autodefinisce artista, scrittore e hacker e ha collaborato al progetto #arthistory di Charlotte Frost, sta realizzando multipli stampati 3D di importanti lavori di arte concettuale. La sua ‘Pipa’ ricorda chiaramente Magritte, mentre l’ ‘Urinatoio’ è una replica del capolavoro del dadaista Duchamp.

Pipa di Rob Myers – Creative Commons http://robmyers.org/pipe/

Questi e la ‘Palla del cane’ sono stati sviluppati nel 2012, condivisi e pronti per essere realizzati da chiunque nell’era della copia e del file-sharing digitale.  A primavera del 2013 il suo modello di Urinatoio è stato stampato al 3D Printer Experience di Chicago, un esercizio commerciale pensato per dare accesso a  stampanti professionali ai clienti. Myers commenta che questo era proprio l’uso che sperava venisse fatto del suo file!

Urinatoi di Rob Myers a Chicago, fonte: http://art.newcity.com

Il pensiero che si annida dietro il suo gesto è spiegato dalla teorica dell’arte Charlotte Frost, che scrive (su Furtherafield.org):

“Rob Myers prende opere iconiche della storia dell’arte convertendole in file scaricabili da tutti. Riproposte in questo modo, i lavori sono riportati al gesto iniziale nel codice sia letterale che metaforico di Duchamp – ma non lasciatevi ingannare!  E’ esattamente qui che si annida l’arte del Maker perchè la riproduzione dev’essere modellata e codificata con sapienza. Ma se il codice è troppo minimalista per te, i file sono già abbinati a stampanti 3D reali in modo che si possano ordinare il tuo oggetto realizzato in tanti materiali e con finiture differenti.”

Mentre si attende una mostra di Myers in un museo, è stata già realizzata un’installazione al Museo Andy Warhol di Pittsburgh, in collaborazione con Materialise, che integra la domanda sul valore del multiplo con la funzione della stampa 3D. L’installazione Factory 2.0, con i multipli tipici di Warhol, è stata esposta in concomitanza dell’apertura della manifestazione RAPID 2013 Additive Manufacturing insieme all’esposizione di cinque finalisti del concorso Andy Warhol promosso da i.materialise.

Murray Moss, curatore della mostra, sotto una riproduzione Fright Wig

La mostra è stata curata da Murray Moss. La prima sezione, Fright Wig, stabilisce un’intersezione tra le innovazioni, diventate iconiche, di Andy Warhol e la sua ‘Factory Art’ e le odierne possibilità di produrre arte con le tecniche di additive manufacturing. Evidenziando l’ossessione di Warhol con le celebrità e la cultura delle celebrità, che si manifesta in particolare nei suoi autoritratti, la galleria presentava l’enorme riproduzione della capigliatura dell’artista, Fright Wig, uno degli ultimi lavori da lui realizzati nel 1986. Le riproduzioni stampate a 3D della parrucca sono state appese in modo che i visitatori potessero indossarle e fotografarsi. Il materiale scelto da Materialise, la resina traslucente, è stato trattato con una tecnologia proprietaria, la Stereolitografia Mammoth, macchine in grado di creare oggetti di dimensioni massime 2100 x 680 x 800 mm con una sola stampata.

Tomato Paint Soup

Le opere realizzate dai giovani artisti coinvolti dal contest ispirato a Warhol sponsorizzato dall’azienda belga si sono rivelate molto interessanti. Il vincitore, Emanuele Niri, ha realizzato Tomato Paint Soup, che viene commentato dal curatore Moss: “L’uso di Warhol di prodotti alimentari industriali come soggetto di opere d’arte è esploso da allora, come dimostra metaforicamente questo lavoro. Il potere potenziale di un marchio popolare non conosce confini e non può più essere contenuto.”

Un altro finalista, Luigi Vaghi, ha realizzato i candelabri “Speaking into the Microphone” (Parlando nel microfono), che hanno registrato le parole ‘Andy Warhol’ e stampato le relative onde sonore (un trucco che avevamo già visto). Il risultato è molto affascinante grazie al materiale in resina stampata.

Tra le altre opere menzioniamo “Double Elvis” (Doppio Elvis) di Dominik Raskin, “Cowbox” di Thomas Cornelis e “Trash Can” (Bidone della spazzatura) di Cathrien Orie, che asserisce che l’oggetto simbolo della cultura di massa attuale è proprio il bidone che contiene ciò che buttiamo via dopo aver utilizzato il prodotto.

Cowbox

Cornelis, autore del progetto finalista Cowbox, riflette su quanto Warhol avrebbe apprezzato la stampa 3D: “Nella sua factory ha riprodotto in massa opere d’arte usando la sua celeberrima tecnica serigrafica. Ha cercato di eliminare il lavoro manuale e la personalità dell’artista dal processo creativo.”

Probabilmente con la definizione e la risoluzione della Stereolitografia stampata ci stiamo avvicinando a questo bizzarro ideale di arte che fa a meno della mano dell’artista, ma se si parla di personalità consentitemi di dissentire con questo esempio:

Double Elvis – dettaglio

Notate l’arte presente in questo dettaglio. Partecipare ad un contest di design per stampa 3D rappresenta una sfida altrimenti nè Materialise nè il curatore avrebbero avuto materiale da giudicare per il contest. La stampa 3D non intende eliminare l’artista o la sua mano. Al contrario, specialmente con stampanti alla portata di tutti, tante personalità artistiche hanno la possibilità di esprimere la loro personalità anche con un design minimalista come nel caso della Block Light – che il designer Stefano Giovacchini ha deliberatamente scelto di realizzare con una stampante a bassa risoluzione per ottenere la finitura desiderata. Per MakeTank il ruolo del Maker è fondamentale in ogni prodotto, perchè la sua storia è più importante del prodotto stesso. La pop-art iconica di Andy Warhol sarà per sempre associata al nome dell’artista, eccentrico e creativo, a dispetto dei tentativi di cancellarsi creando dei multipli con la tecnologia. Se Warhol avesse utilizzato una stampante 3D il risultato sarebbe stato il medesimo.

La stampa 3D utilizzata dagli artisti è un ulteriore strumento che apre nuove strade ma, allo stesso tempo, crea alcuni limiti ponendo interessanti domande, soprattutto per gli aspetti di creative commons e open source, come nel caso dei progetti di Myers. Ritorniamo alla domanda sul valore dell’arte in questo nuovo mondo in cui posso stampare un’opera dadaista a casa. Un mondo aperto da Gutenberg con la stampa, esplorato da Benjamin con la litografia e la stampa fotografica.

(articolo scritto da Alexandra Korey per il blog MakeTank – luglio 2013)