Intervista ad Eugenia Morpurgo e Francesco Perego, designer per WeMake
Provare, valutare, testare un’alternativa, ricominciare. È l’approccio tipico del designer e lo potremmo definire “un continuo passaggio di palla” così Francesco Perego, designer del prodotto impegnato sin dall’inizio nel progetto “Crafting Fashion with Robots” descrive il lavoro che c’è stato tra lui e la designer Eugenia Morpurgo con cui ha collaborato per mettere a punto la migliore modalità di funzionamento del braccio meccanico durante la Maker in Residence organizzata da WeMake proprio per coinvolgere un punto di vista esterno e complementare sul progetto.
“Crafting Fashion with Robots” ha vinto lo Special Coordinator Prize della Call OpenMaker e il prossimo autunno prevede la presentazione dei prototipi messi a punto in nove mesi dai 6 team vincitori . Il team di WeMake sta lavorando proprio alla prototipazione del processo di produzione che vede l’impiego di un braccio robotico antropomorfo nel settore della moda on-demand.
Dal 25 al 27 luglio i due designer sono stati impegnati in una sessione intensiva di ricerca nella sede di WeMake a Milano che oltre a essere l’ideatore del progetto, è anche makerspace, fablab e community innovativa nata sotto la guida di Zoe Romano e Costantino Bongiorno. La residenza ha avuto l’obiettivo di calibrare i movimenti del robot e a renderli “compatibili” con le varie altre parti , soprattutto il materiale da lavorare – talvolta un cordino talvolta una fascetta di pelle e la dima – la struttura fissa che tiene insieme la trama intorno alla quale il robot intreccia l’ordito. Si tratta di un lavoro costante di misurazione, spostamenti al millimetro, e riassetto della macchina per creare una relazione armoniosa tra forma e movimento . “Ormai ci siamo” afferma Francesco “siamo abbastanza soddisfatti; diciamo però che vogliamo ancora raffinarlo”.
Un risultato che si annuncia potenzialmente dirompente per il settore della moda dove, a livello industriale, la lavorazione avviene su telai, in piano, ed è solo successivamente, con il taglia e cuci, che vengono messe insieme le varie parti e creati oggetti tridimensionali. Oppure, nei manufatti artigianali di alto livello, viene fatto ancora tutto a mano, usando dei calchi intorno al quale si intrecciano i materiali che così prendono la forma desiderata.
“Il nostro obiettivo – racconta Eugenia – era quello di creare un processo attraverso il quale intrecciare direttamente in modo tridimensionale, perché questo ad oggi non esiste. La nostra ambizione – continua – sarebbe anche quella di provare ad ottenere così delle forme nuove magari per proporre un prodotto mai visto”.
Grazie alla collaborazione con ATOMLab, azienda manifatturiera del settore delle calzature anch’essa partner del progetto insieme a WeMake, le applicazioni effettive di questo nuovo processo sembrano dietro l’angolo. Dunque il racconto non finisce qui anzi, sicuramente questo è solo l’inizio!
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