Gualtiero Fantoni è Professore alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa dove si occupa di sistemi di atterraggio e posizionamento di parti meccaniche, analisi del linguaggio naturale dei testi tecnici (software) e sistemi di acquisizione di dati di macchine industriali. Lo abbiamo intervistato per capire il suo ruolo accademico e di reviewer di uno dei progetti vincitori di OpenMaker.

Come nasce e si evolve la sua collaborazione con OpenMaker?

Conosco da tempo Alessandra Zagli e Dario Marmo dell’agenzia LAMA e ho collaborato ad alcune iniziative di FabLab Firenze tenute in Impact Hub, tra cui un evento di programmazione di schede di micro-controllori per acquisizione dei dati organizzato con Lucio Ferella e Mattia Sullini. Alessandra e Dario hanno poi effettuato il matching col progetto Crafting Fashion with Robots di cui sono entusiasta, perché ho l’opportunità di fornire i miei contributi che riguardano l’automazione in ambito robotico nel settore della moda.

Sono molto soddisfatto del team che sta lavorando al progetto all’interno di WeMake, realtà milanese coordinata da Zoe Romano, che sta impiegando due risorse complementari: una designer esperta in lavorazioni con tessuti e pellami e un esperto in software e programmazione. Con quest’ultimo mi confronto spesso con un alto grado di proattività, dato che non solo segue le direttive del progetto ma sono emerse anche ulteriori sfide. Ad esempio, io stesso ho ventilato la possibilità di progettare una borsa asimmetrica, ottenuta tirando i contorni verso l’alto, per rendere più stimolante il progetto bypassando l’approccio classico del concept di moda. La nostra collaborazione va al di là della semplice review di progetto che, confermo, è decisamente interessante e promettente per il futuro dell’artigianato italiano del settore moda.

Le mie parole chiave per il Dizionario dell’Innovazione legate al progetto Crafting Fashion with Robots sono#valoreaggiunto e #unicità perchè la robotica è applicata per realizzare le automazioni necessarie lasciando in primo piano il lavoro dell’artigiano, che sempre unico. In inglese si direbbe “Robot Augmented Craftmanship”.

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